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Daniele Gorret: ancora un libro con protagonista Anselmo Secòs

Penso a una volta disse che “si sentiva più gli esseri che aveva creato che se stesso.” Una affermazione credibile anche perché conosciamo bene il personaggio che lui era. Chissà se per Daniele Gorret è la stessa cosa. Anselmo Secòs è il personaggio da lui creato che lo accompagna da molti anni, si può dire che è uno di famiglia ormai. Anche in questo ultimo libro di poesie edito da LietoColle, Quaranta citazioni per Anselmo Secòs, lui è il protagonista assoluto di questi racconti in versi. Gorret, quando parla di Anselmo, ci dice che è “un personaggio da romanzo la cui biografia da tempo inseguo ( o mi insegue) e che in questi ultimi anni si è concentrata in un mannello di libri già scritti o che vado ( vorrei andare) scrivendo.”
Quaranta citazioni, dunque, alcune delle quali di autori illustri come pre-testi per queste poesie dall’evidente respiro narrativo:
“In giornate di vento Secòs è ricondotto/ al suo maestro di quarta elementare/ quando – in un giorno terribile di vento -/ donò ai propri alunni un bel libretto:/ tenne una lezione mirabile il maestro/ spiegando che quel libretto era l’essenza/ di democrazia repubblicana: tale e quale!/Più che un maestro, quel giorno il suo maestro/ era un profeta che invece di un vangelo,/in luogo di una bibbia o d’un corano/ donava ai suoi scolari la parola/fondante la comunità degli italiani./ Che bello credere che antichi privilegi/ si sciogliessero lì nell’uguaglianza,/ nella giustizia, nella fratellanza!/ Ci sarebbe poi voluta un’esistenza/( quella di Secòs Anselmo cittadino)/ per dimostrare le frottole giganti/ che Costituzione prometteva. (…)”
Un libro, questo di Gorret, profondo, di pensiero che testimonia in modo inconfutabile la vocazione narrativa e poetica dell’autore.

Maitunate di Gambatesa, morte annunciata di un’antica tradizione

Riceviamo e pubblichiamo

Mi piace ricordare cosa è stata la tradizione di Gambatesa per antonomasia: Le Maidunate, il cui cadavere viene tenuto artificiosamente in vita per volere e piacere di chi ne dovrebbe essere bersaglio. Se ne è accorto anche chi, non avendo nulla a che vedere con il paesello, per pura amicizia si è permesso di mandarmi una pezza ed il suo breve commento, così come segue:
Tutto pronto per la “316^ edizione delle Maitunate” di Gambatesa.
Commento di Mario:
“Sulla falsa riga o sulla riga farsa”?
La tradizione libera e permettimi: libertina che è nata per colpire per un giorno i potenti del luogo, da qualche anno sta subendo stravolgimenti tali che se per alcuni ne abbelliscono la parte esteriore, per me e pare non solo, ne depauperano pericolosamente il senso stesso della sua esistenza. Quest’anno, dopo aver fatto il fuori squadra del duemilaquindici, stavo pensando di rientrare alla grande, vista l’inaspettata presenza del mio amico e collaboratore Marco Frosali, (parasacc). Con Marco, proprio l’altro pomeriggio, abbiamo imbastita una canzone da proporre sul palco il primo di gennaio, basata sulla vita d’aggregazione di paese; Marco ne ha scritto il testo in mezz’ora, io, indegnamente ne ho preparata la base musicale e sabato sera per l’appunto, prima della solita uscita che ci avrebbe poi portati a Tufara, (Gambatesa era un mortorio e non solo perché si concertava), prima di uscire dicevo, in cinque minuti ne abbiamo buttata giù la struttura finale. Ma… Si fa o no la squadra? L’uscita di sabato sera, mentre si beveva e si chiacchierava, mi ha permesso di rimuginare ciò che avevo letto quel giorno, sul programma che ci presenta di tutto ed anche di più a proposito delle manifestazioni di contorno alla Santa Notte; quel ripensare, mi ha turbato non poco, atteso che se leggi fra le righe ciò che opportunisticamente non viene messo in chiaro, ti ritrovi a considerare seriamente come realtà, l’ipotesi che vede, anno per anno, la presa sempre più esiziale del controllo della tradizione, da parte di chi ne deve essere il bersaglio. Partendo dalle manifestazioni che anticipano il capodanno, si vede lontano un milione di chilometri che la base “culturale” su cui si vorrebbe poggiare la tradizione stessa, in realtà, oltre ad essere pesante e pedante, ci dice che c’è chi gestisce e chi, se fa il buono, forse riceve il contentino che lo gratifica, alla faccia della libertà persa nel fare le maidunate vere ed originali. Il potere politico ci minaccia di sanzioni in vari casi, come se poi il gambatesano medio sia per natura incivile. Ieri pomeriggio a proposito, nel bar dei cafter ho sentito con le mie orecchie chi diceva che “domani pomeriggio alle cinque c’è la riunione dei capisquadra perché devono spiegare il regolamento!”: Ma quando mai si è visto che si possa parlare di regolamento in ciò che non può venir regolamentato per natura? Ciò che a Gambatesa viene ritenuto potere religioso, attraverso i suoi adepti e chi ha inventato quanto sto per dire, “addomestica” gli squadristi per farli sfogare, rigorosamente sotto il proprio controllo: “Benedizione delle squadre”? Ho partecipato pure io a questa pagliacciata e ne sono stato entusiasta, pentendomene amaramente dopo aver aperti gli occhi. Ricordo invece che quando facevo parte dell’Azione Cattolica e cantavo in chiesa, la Messa del ringraziamento era pressoché deserta, stanti i miei concittadini già in forma per la prossima notte, con il benestare di quel Dio che è più interessato alle anime dei suoi figli, che alle apparenze esterne, necessarie per mitigare le lamentele dei figli appena citati. Insomma: Stando ai pochi reperti storici in merito, pare che fossero più libere ed accettate le maidunate fatte durante il ventennio che quelle proposte oggi. Potrei andare avanti per due ore a scrivere in che modo si stia corrodendo dall’interno con la peggior cancrena qualcosa che era bella ed originale proprio perché spontanea, ma preferisco fermarmi qui, lasciandoti il dubbio della mia presenza o del contrario. Per ora, spero sinceramente solo che da tutta questa storia, almeno venga fuori qualche posto di lavoro remunerato per chi organizza la farsa in questione. A tutto ciò dicevo, preferisco fermarmi al dubbio che nasce da qualcosa che prima è sembrato il massimo della droga di capodanno, stupefacente immaginario e neanche tanto che mi ha permesso per tanti anni di suonare la mia fisarmonica a centoventi bassi per l’intera nottata, alla faccia di qualsiasi fatica, magari da caposquadra, incarico che non va augurato nemmeno al peggiore dei nemici, poi mi ha costretto alla tolleranza, in nome dei benefici che una tradizione come quella delle maidunate può regalare al paesello, ed infine è diventata vera repulsione per lo schifo al quale, spero in nome del profitto personale, miei concittadini che si dichiarano “amanti e rispettosi della nostra tradizione”, stanno portando qualcosa di antico e valido, verso quella morte che vedrà cotanto vanto, ridotto alla peggiore e più becera sudditanza a sovrani che non meritano assolutamente questo titolo.

Vittorio Venditti (collaborazione) di Mario Ricca

Dimissioni sindaco San Giuliano, il parere di una cittadina

Riceviamo e pubblichiamo la nota a firma di una cittadina di San Giuliano del Sannio che commenta le dimissioni presentate nei giorni scorsi dal sindaco Angelo Codagnone.

Il fatto.
Il 10/12/2015, dopo sette mesi dalle elezioni amministrative, Angelo Codagnone, sindaco di San Giuliano del Sannio, si è dimesso dal suo incarico di primo cittadino. Al centro delle controversie la questione-Scuola, contesa fra campanilismo e pragmatismo.
San Giuliano non ha bambini o comunque ne ha pochi, ma possiede la struttura idonea a contenerli;
Cercepiccola, paese confinante, distante 2 Km, ha i bambini, ma non possiede l’edificio confacente alle circostanze. Di qui l’intenzione di fondere le due collettività all’interno di un progetto, comune e razionale, in fieri…Il piano d’azione sostenuto dal sindaco non ha trovato l’appoggio di larga parte dei cittadini né il consenso di alcuni consiglieri della maggioranza.
Entriamo ora in medias res. Per la diatriba in causa i riferimenti letterari si sprecano…Dunque, “idi di marzo” di casa nostra?! Se le votazioni contrarie, che hanno dato al Sig. Sindaco la percezione di una mancata stima e fiducia, tanto da indurlo alle dimissioni, sono facili da traslare sul piano dei pugnali di Bruto e Cassio ⎼ traducendosi in oggetto di polemiche che vedrebbe da un lato la difesa della democrazia, dall’altra un tradimento sic et simpliciter ⎼ è però altrettanto vero che forte fanno rimbombare l’eco di Cervantes, nelle intercapedini di un tessuto civico del tutto inesistente.
Questo cosa significa? Significa una cosa sola: che è “la storia infinita” di sempre! Mancano gli strumenti culturali per non vagheggiare, per restare ancorati alla realtà che ci dà la giusta misura del vero e permette di non scambiare i mulini a vento (di Don Chisciotte) per i giganti della montagna (di Pirandello).
Nessun pericolo, nessuna paura, se non l’incapacità di orientarsi e vedere il problema a monte.
In tutta questa grottesca faccenda alla fine il “male” dov’è?
E’ nel non essere in grado di “riuscire ad accettare le cose che non si possono cambiare, nel non avere il coraggio per cambiare quello che si può e nel non raggiungere la saggezza necessaria per capirne la differenza”( vedi preghiera CheroKee
)”. Annunziata D’Alessio

L’Agenda poetica 2016: un magnifico regalo di Natale

Edita da LietoColle è uscita in questi giorni l’Agenda poetica 2016 Il segreto delle fragole.

Il tema che caratterizza l’agenda di quest’anno è essere generosi, ed è un tema che vuole essere una risposta all’egoismo imperante che dilaga nella nostra vita.

Quest’anno l’editore ha affidato la curatela a quattro giovani poeti italiani: Clery Celeste, Tommaso Di Dio, Giulia Rusconi e Giulio Viano.

Il segreto delle fragole oltre all’utilità di una comune agenda ha in più il respiro, l’anima di tante bellissime poesie che accompagneranno ed acquieteranno i momenti stressanti della nostra quotidianità nel 2016.

La tiratura dell’agenda, per scelta dell’editore, è limitata e questo fatto la rende ancora più preziosa.

Sessantatre poesie, numerosi aforismi intorno al tema della generosità dei grandi scrittori del passato, le foto molto significative di Alberto Terrile, sottolineano la piena legittimità culturale, artistica e profondamente umana de Il segreto delle fragole, un’agenda poetica da regalare a Natale a noi stessi e agli amici più cari affinché l’anno che verrà sia davvero l’opportunità per un viaggio ideale a favore di una magica avventura dell’anima.

LietoColle

http://www.lietocolle.com/shop/collane-il-segreto-delle-fragole/il-segreto-delle-fragole-2016/

È uscito il libro del poeta Davide Maria Quarracino

Le poesie di Davide Maria Quarracino, nato a Santa Maria Capua Vetere nel 1995, raccolte in Frangiflutti(LietoColle), sono una sorta di diario del vivere contemporaneo. C’è, infatti, il passo e il fiato di un percorso poetico e di vita che non mostra mai cedimenti di sorta.
Luisa Pianzola, che ha curato la prefazione al libro, parla di “una piccola opera compatta, ritmata da un respiro regolare che lega i frammenti poetici, alternati a momenti di prosa, senza cedimenti e con la riconoscibilità di una voce poetica matura. Se nei brani di prosa il registro è più classicheggiante, non senza qualche ingenuità e una rotondità dell’eloquio che contrasta con l’asciuttezza dei testi in versi, è nelle poesie brevi che l’autore dà il meglio di sé. Qui il lavoro sulla scrittura, il limare la forma alla ricerca di una (apparente) semplicità generano esiti di notevole efficacia.”
“C’è quel silenzio, oltre la morte/ quel silenzio, nient’altro; per sempre/ ci diciamo quest’addio/ varcando tutte le porte – ogni notte/ io l’amavo ogni notte/ di un amore con cui si ama/ alla follia// che spezzi il pane/ così, a due/ la vita.”
Da qui è lecito aspettarsi che, proseguendo sulla strada dell’approfondimento interiore, Quarracino possa scrivere nei prossimi anni una sua storia poetica significativa.

Il Diritto di apprendere. Un nuovo saggio che vuole scovare l’anello mancante per un sistema scolastico integrato

locandina libro sr anna“Per la prima volta nella storia proprio quando nel 2014 l’Europa invita gli stati membri a rivedere il finanziamento del sistema scolastico arriviamo noi”. E’ cosi che Anna Monia Alfieri, Marco Grumo e Maria Chiara Parola presentano il loro nuovo saggio “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato”, edito da Giappichelli. Il volume, che vanta una prefazione del Ministro dell’Istruzione Università Formazione e Ricerca, On.le Senatrice Stefania Giannini, entro il 30 di ottobre sarà disponibile nelle librerie italiane.
Gli autori – decisamente audaci sul tema – con dovizia di dati e fonti controllabili e realistici – arrivano a formulare una proposta innovativa, perché sia realizzato in factis, anche in Italia come nel resto dell’Europa, il diritto alla libertà di scelta educativa: la chiave di volta è il costo standard di sostenibilità per allievo. Il lettore avrà modo di confrontarsi con un ampio apparato di dati incontrovertibili e di tabelle riassuntive che mostrano come, allo stato attuale dei fatti, semplicemente iscrivendo a bilancio tutte le spese prevedibili dell’attività scolastica e gestendole in un quadro unitario e rigoroso in ordine agli sprechi, è possibile riequilibrare i costi – senza mai cedere sulla qualità del servizio – per consentire il riconoscimento della libertà di scelta educativa della famiglia parallelamente ad un sensibile risparmio per le casse dello Stato, elemento non trascurabile, in epoca di spending review.

Anna Monia ALFIERI, sin dalla sua prima pubblicazione “La buona scuola pubblica per tutti statale e paritaria”, Laterza, 2010, sostiene che sia il “costo standard per studente” l’anello mancante per un Sistema Scolastico Integrato.
«La lettura de “Il diritto di apprendere. Nuove linee di investimento per un sistema integrato”, infatti, non soltanto arricchisce la mente, ma interpella anche nel profondo la coscienza del lettore, coinvolgendolo nel vivo di temi che implicano il destino del singolo, della famiglia, dei diritti umani», dichiara sr Anna Monia che avverte «Non ci si aspetti quindi un contatto facile e immediato»; certo, l’agilità dello stile e la chiarezza espositiva agevolano il lettore, al quale è comunque richiesto, per una piena fruizione dei contenuti, il serio impegno di accostarsi al testo con l’animo e la mente sgombri da precomprensioni e pregiudizi. Il saggio, infatti, pone a tema le potenzialità della buona scuola pubblica, statale e paritaria; la libertà di scelta educativa della famiglia nei confronti della prole; la possibilità di un concreto miglioramento in qualità e quantità delle risorse a favore della stessa scuola pubblica, statale e paritaria. Il discorso è incisivo e originale, si direbbe “accattivante”, per quanto il tema possa consentirlo, arrivando a delineare – partendo dalla storia e attraversando il presente nella sua oggettività – prospettive estremamente concrete e realistiche. Rispetto a tali argomentazioni, è auspicabile che i preconcetti cadano, lasciando spazio, per il lettore, al gusto personale di un’analisi seria e dettagliata, foriera di ulteriori sviluppi e approfondimenti. Nella realtà in cui viviamo, all’interno della quale siamo chiamati ad intervenire positivamente, ciascuno nel proprio ambito, chi intende affrontare il tema vitale della scuola lo deve fare, oltre che con retta coscienza, anche con una conoscenza ampia e approfondita delle componenti giuridiche, storiche, economiche, antropologiche che del tema stesso sono il fondamento. Che l’alunno, su mandato e responsabilità della famiglia, sia il protagonista di questa esperienza, tanto entusiasmante quanto delicata, è assolutamente certo nel mondo civile; ugualmente è incontestabile che egli abbia tutto il diritto di trovare, nelle persone come nelle strutture, accompagnamento, competenza e accoglienza al massimo livello. Soltanto al termine di un lungo percorso – che comunque è solo la prima delle tappe formative della vita – il giovane potrà a sua volta inserirsi a pieno titolo nella collettività e contribuire al suo miglioramento. E’ questo, oltre ogni legittimo auspicio di miglioramento, lo spirito della Buona Scuola, alimentato da un’ampia consultazione popolare, e divenuto legge 107/2015 dello Stato italiano. In tale prospettiva, allora, diventa fondamentale che la famiglia italiana, soggetto del diritto, sia messa nella condizione di liberamente scegliere la buona scuola pubblica, statale o paritaria ex L. 52/2000, a cui affidare il proprio figlio, perché quest’ultimo possa aprirsi alla realtà secondo le convinzioni e lo stile educativo della famiglia stessa. In questo consiste il principio della libertà di scelta educativa in un pluralismo formativo, che la nostra Costituzione, con la conseguente normativa di riferimento, riconosce, ma che l’attuale ordinamento oggettivamente non garantisce, a differenza di quanto accade nei Paesi europei. La buona scuola pubblica italiana, statale e paritaria, è chiamata quindi – in vista del servizio essenziale proposto alla famiglia che la sceglie – a riscoprire la propria solida identità educativa e culturale, in dialogo con il territorio, con le istituzioni, con la società.

Marco GRUMO, docente di economia presso l’università Cattolica di Milano spiega che anche per la scuola sarebbe utile sperimentare un sistema di finanziamento simile a quello adottato nel settore sanitario italiano, un sistema univoco per la scuola statale e per quella paritaria, fondato sul costo standard per allievo. Non però un costo standard calcolato nella prospettiva del contenimento della spesa da parte del soggetto finanziatore, bensì un vero e proprio “costo standard di sostenibilità”, calcolato cioè avendo riguardo al funzionamento concreto delle scuole e soprattutto alle esigenze e sfide di qualità, sviluppo e inclusione che tutte le scuole pubbliche, statali e paritarie, dovranno raccogliere nei prossimi anni.
Un costo standard quindi molto particolare non “calcolato a tavolino”, ma concreto e positivo nel breve e nel medio lungo periodo, per la scuola, per il soggetto finanziatore, per gli studenti (anche quelli più deboli), per le famiglie e per gli operatori. Un sistema di finanziamento innovativo e di sviluppo, su cui forse vale la pena meditare ulteriormente e gradualmente sperimentare.

Infine Maria Chiara PAROLA, genitore ed esperta di scuola, afferma che la società italiana, oggi, è in sofferenza. Lo si vede a occhio nudo. Se è vero che da una sola cellula impazzita può svilupparsi una grave patologia nel corpo umano, è legittimo il sospetto che la fragilità della Famiglia, cellula fondante della società civile, porti grave danno allo Stato.
La libertà e il diritto, per i genitori, di scegliere la formazione e l’educazione dei propri figli, attraverso una buona scuola pubblica – paritaria o statale – è fondante, come lo è la libertà e il diritto di movimento, di parola, di uguaglianza davanti alla Legge. La libertà di scelta educativa in un pluralismo di offerta formativa non è negoziabile: appartiene alla notte dei tempi. Mutatis mutandis, la detenevano i greci e i romani, le famiglie della rinascita carolingia, gli studenti delle prime università, tutti coloro che nella storia hanno ritenuto importanti per i giovani la formazione e la cultura. Il genitore di oggi ha la necessità di riflettere per tempo e con intelligenza sul destino del proprio figlio; non può affidare la sua formazione ed educazione ad agenzie che non condividano la linea educativa della famiglia, in quanto la società plurale offre una pletora di modelli disparati e ambigui, oltre ad esempi positivi e condivisibili.
Pertanto è molto importante che la scuola pubblica, paritaria e statale, sia veramente “buona”, cioè abbia anzitutto una identità presentata in modo “chiaro e distinto”, per dirla con Cartesio. Che sia “buona” perchè forma il cittadino di domani, la persona in grado di compiere scelte consapevoli. “Buona” perchè si fonda non solo su premesse gestionali corrette, ma soprattutto su radici di umanità, storia, bellezza, civiltà che sono alla base della nostra cultura. Imprescindibili.
Questo saggio ci vuole dire come.

suor anna monia alfieri 2015“La pubblicazione di un libro – dichiara Anna Monia Alfieri – è sempre il risultato di un cammino. Nello specifico “Il diritto di apprendere” nasce da una intuizione, fin dal 2010, quella del costo standard per studente, subito accolta con generosità, e forse anche con un pizzico di incoscienza da due amiche, Maria Chiara Parola e Miranda Moltedo, con le quali ho curato lo studio “La Buona Scuola Pubblica per tutti, statale e paritaria”, Laterza 2010. Un titolo ambizioso, ma che si è rivelato profetico. Lungo i successivi cinque anni quell’idea appena abbozzata è divenuta oggetto di condivisione, di confronto e di dibattito con esperti appartenenti ai diversi settori coinvolti: economico, giuridico, didattico. Ritengo quindi giusto e doveroso assolvere il mio personale debito di gratitudine ringraziando chi, a vario titolo, ha contribuito alla realizzazione dell’opera.
Innanzitutto il ringraziamento più sentito per la competenza e la disponibilità offerte durante l’elaborazione dello studio è rivolto al Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca, in particolare al del Ministro, On.le Sen. Stefania Giannini, per il sapiente confronto, la ricca competenza, l’inesauribile passione educativa che la anima e la guida nel suo alto e difficile ruolo al servizio degli studenti e delle famiglie. Un sentimento di viva riconoscenza che, attraverso il Ministro, giunge, con pari intensità di apprezzamenti, anche alle Direzioni Generali, ai Dipartimenti, agli Uffici di settore e ai collaboratori di Viale Trastevere, ricordando in particolare il Capo del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, dott.ssa Sabrina Bono, con il Direttore Generale per le risorse umane e finanziarie, dott. Jacopo Greco, e il dirigente dell’Ufficio IX, dott.ssa Francesca Busceti, per l’aiuto e la disponibilità riservatami nel reperire i dati utili allo studio e per i Focus che hanno arricchito il testo.
In modo ugualmente speciale desidero ringraziare la dott.ssa Giovanna Boda, Direttore Generale, e la Segreteria della Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione e la Partecipazione con la quale si è istaurato, come con tutti, un dialogo davvero proficuo e costruttivo, animato dalla volontà di giovare al bene della società italiana.
Un ringraziamento fraterno ai co-autori: il prof. Marco Grumo, autorevole studioso del non profit, docente di “Economia e management delle organizzazioni non profit” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e componente del Comitato di Redazione del Libro Bianco sul non profit dell’Agenzia per le Onlus presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri; la dott.ssa Maria Chiara Parola per il supporto di pensiero, morale e umano che, come professionista e come madre, senza riserve pone al servizio di una causa tanto ambiziosa eppure così naturale: la libertà di scelta educativa della famiglia.
Un vivo grazie al personale amministrativo dell’Ente Istituto di Cultura e di Lingue Marcelline, in particolare alla signora Mara Paolatti; esso ha fornito il suo contributo in termini di reperimento ed elaborazione dei dati e delle fonti: un materiale vasto e dettagliato che ha consentito che la presente ricerca avesse connotati scientifici e conclusioni agevolmente riscontrabili.
Un sincero ringraziamento anche a chi ha semplicemente condiviso l’idea e il progetto, sostenendoli nei momenti di maggiore incertezza: in particolare i familiari, gli amici e i colleghi.
Credo di non far torto a nessuno se ringrazio, in modo particolare, sr. Miranda Moltedo, donna intelligente e umile, indefessa correttrice di bozze e di stile; attraverso di lei il giovane nipote Luca, che ha visto nascere questo testo e la riflessione di fondo che lo anima, ora dal cielo, dopo vent’anni di coraggiosa sofferenza, lo benedirà.
Ringrazio anche quanti mi hanno interpellato con le loro domande, forse con “la” domanda per eccellenza: “Perchè è cosi difficile ottenere la libertà di scelta educativa in Italia? Cosa ci manca?” “Nulla – volevo rispondere – se non lo strumento, il costo standard di sostenibilità. E la lucidità di applicarlo”.
In particolare ringrazio gli scettici che ho incontrato, chi cercava di distogliermi dall’idea concepita definendola una sciocchezza, compagni e compagne di strada che hanno però accolto il confronto e che hanno fatto sì che il mio desiderio di libertà giungesse a maturazione. Mi tornano spesso alla mente le parole di Rita Levi Montalcini “Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella “zona grigia” in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.” Ed è quanto auguro ai nostri giovani. Questo testo non mi, non ci appartiene più: è di chi desidera il meglio per la Nazione.
Desidero ardentemente realizzare un cambiamento di mentalità tanto più importante perché riguarda il mondo della scuola e, di conseguenza, il futuro dei nostri giovani a cui tutti sentiamo di voler garantire un futuro più equo attraverso la garanzia effettiva del diritto di apprendere.
Il miglioramento della società – ne sono convinta – passa da quello della scuola: mi auguro che nessuno voglia interrompere il processo di rinnovamento, guardando all’interesse proprio e non a quello della collettività.
Se qualcuno oggi mi domandasse perché dedico tempo ed energie a queste tematiche mi piacerebbe rispondere con le parole di due grandi ispiratori della mia esistenza: “I care” (don Lorenzo Milani) e “Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa; chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola” (Giovanni Falcone)”.

Rischia di essere impallinato da una fucilata, l’agghiacciante racconto di un lettore vivo per miracolo

Ha rischiato di rimanere impallinato da un colpo di fucile mentre passeggiava con la sua ragazza e il suo cane, sparato probabilmente ad altezza uomo durante una battuta di caccia e destinato a qualche preda. Un cittadino-lettore in una nota inviata alle redazioni giornalistiche – che di seguito pubblichiamo integralmente – racconta nei particolari il terribile episodio vissuto nella giornata di ieri.
C’é una strada di asfalto che collega le contrade di Guardialfiera con il centro abitato. Sulla strada spuntano abitazioni, si allineano staccionate da cui si vedono i paesi del basso Molise fino, addirittura, al mare. Sulla strada spuntano arbusti, alberi e canne ma il bosco é lontano. Si trova in un altro posto. Ieri mattina scendevo a piedi lungo questa strada tenendo per mano la mia fidanzata e tenendo al guinzaglio il nostro cane. Ad un certo momento abbiamo visto una scia di sangue sulla strada: a giudicare dalla grandezza della traccia doveva trattarsi di qualche cinghiale che fu. Insospettito dall’abbaiare dei cani che si iniziava ad udire e da qualche rumore di spari ho preso a fischiare come fanno i pastori. Fischi forti e decisi per far capire ai cacciatori che non era il caso di sparare a vanvera. Neanche a farlo che, in un attimo, l’aria a qualche palmo sopra la nostra testa é stata attraversata rumorosamente da un proiettile. Per intenderci, se mi fossi trovato qualche passo di fianco avrei intercettato la traiettoria del proiettile. Una passeggiata domenicale non può trasformarsi in tragedia. Un cacciatore non può permettersi lo sfizio di sparare in qualunque direzione (ad esempio verso una strada), da qualunque posto (il colpo sembra essere partito da un punto molto vicino ad una casa abitata) e durante un periodo in cui la caccia al cinghiale é chiusa (riaprirá il 14 ottobre). Questa volta é andata bene a noi, la prossima può andare peggio a chiunque: un automobilista, un abitante del posto, un contadino, un pastore o un altro cacciatore. Da cittadino estremamente provato  chiedo più controlli e meno indifferenza: il comprensorio di Guardialfiera é piccolo ed il rumore degli spari nel bosco si sente anche dal borgo (precisando che le battute di caccia al cinghiale spesso si svolgono a qualche decina di metri dal centro abitato e vi si può assistere affacciandosi dal muraglione). Chiedo, inoltre, ai cacciatori di prendere coscienza delle proprie respinsabilitá evitando di generare episodi che, la cronaca ci insegna, hanno epiloghi più tristi di questo.
Stefano Di Maria

Consegnano meno pannoloni della normale fornitura, lo sfogo di un lettore

Riceviamo e pubblichiamo integralmente nota firmata inviata da un lettore:

Salve sono il figlio di una mamma allettata da circa 10 a­nni invalida con varie patologie serie. ­Mia madre si chiama Credico Carmela e vive a Campobasso. Le patologie sono Emiparesi laterale sx ictus con emorragia cerebrale etc etc. Siamo 3 figli che amorevolmente curano i bisogni del malato. Oggi con mia sorpresa mi consegnano i pannoloni (in quanto mamma e allettata) e­ con meraviglia mi consegnano circa il 40% in meno della normale fornitura dei pannoloni da pate della Santex che ha in ­appalto le fornitura. Al che io ho chiamato al numero verde della ditta a Vicenza e con stupore vengo a sapere che la direzione regionale Asrem ha di punto in bianco ridotto le forniture. Considerate che una donna ammalata allettata consuma circa 3-4 pannoloni al giorno e per il periodo in copertura di circa 4 mesi il numero di pannoloni consumati e di circa­ 90 -100 pezzi che per il periodo di 4 m­esi sono circa euro 350-400. Orbene la fornitura regionale copre appena il 50-60% e­ considerato che hanno ridotto le forniture faccio appena appena x un 1 – 1,5­ mesi e quindi dovremmo comprare circa 2­,5 mesi x un importo mensile di circa 60­-70 euro e un totale di circa 130 – 180 ­euro in più. E veramente una vergogna!!!­!!!!.

Marco Ioffredi

‘Il parcheggio dell’Ospedale Veneziale come una discarica’. La segnalazione di un lettore

Di seguito la segnalazione di un lettore in merito alle condizioni del parcheggio dell’ospedale Veneziale di Isernia:

“Quando la sporcizia arriva a questi livelli, nel parcheggio dell’Ospedale del capoluogo pentro, a parlare possono essere sono le immagini, perché ogni parola risulterebbe troppo blanda per esternare la sensazione di vergogna di un cittadino che paga le tasse. Spero che chi ne ha competenza intervenga immediatamente”.

'Il parcheggio dell’Ospedale Veneziale come una discarica'. La segnalazione di un lettore 3

'Il parcheggio dell’Ospedale Veneziale come una discarica'. La segnalazione di un lettore 1